IL TERRIBILE VUOTO DELL’URBANISTICA DEL SINDACO DI FALCONARA BRANDONI!
Scritto il 8 Gennaio 2010
Pubblicato su Comunicati Lista Cittadini, Infrastrutture e Territorio
La questione urbanistica di Falconara Marittima continua ad essere fedele rappresentazione della crisi identitaria della comunità locale falconarese.
Il modo con cui viene affrontata la politica del territorio è infatti sempre stato sintomatico del modo con il quale una comunità sociale guarda a se stessa ed al proprio futuro.
Nel parlare di una “criticità” della politica urbanistica, mi riferisco in particolare al modo supìno con il quale l’Amministrazione Brandoni si stia trovando a perseguire la medesima visione urbanistica che fu del suo predecessore Recanatini.
Non appena si è insediata questa Amministazione, con la variante di Montedomini, ha di fatto sposato la stessa filosofia della precedente amministrazione guidata dal PD: l’urbanistica come salvagente per sopravvivere al naufragio finanziario del Comune, attraverso lo scambio di danaro per nuove possibilità edificatorie.
Allo stesso modo di come voleva procedere Recanatini, anche Brandoni ora pensa ad una Variante generale al PRG come ad una grande “fiera mercato delle aree edificabili”.
Certo, mi si contesterà il fatto che una tale affermazione non è mai stata fatta alla lettera nè da Brandoni nè da altri esponenti del PdL e per questo sarò accusato di forzare la realtà, interpretandola ad arte, per screditare l’amministrazione comuale.
Vorrei però spiegare perchè invece ritengo, in tutta onestà, che tale affermazione non sia affatto impropria o fuori luogo, ma come invece essa risponda autenticamente al modo proprio con cui questa Amministrazione guarda all’urbanistica, esprimendo la realtà con una sincerità che le parole di circostanza usate in politica tendono quasi sempre ad eludere.
In primo luogo vorrei far riflettere sul sostanziale disinteresse dell’Amministrazione comunale nell’attuazione del vigente Piano Regolatore.Un Piano regolatore sicuramente brutto e confuso ma le cui vere fondamenta non sono mai state messe in discussione: le tre grandi aree di trasformazione (APU), il principio del completamento e della riqualificazione dell’esistente, la specializzazione funzionale dei tessuti eterogenei e lacunosi (via Marconi).
Un Piano recente, che deve essere ancora in massima parte attuato, con una potenzialità insediativa elevata, in una fase economica in cui la domanda di nuove abitazioni o di nuovi luoghi di produzione si è pressochè azzerata.Perchè non pensare quindi a migliorare il Piano vigente cercando di renderne più efficace l’attuazione?
Perchè, invece, l’Amminstrazione si disinteressa dell’attuazione del PRG?
La trasformazione della fascia di via Marconi è ferma.
L’area APU 1 residua della Quadrilatero è bloccata dall’inerzia comunale.
Il piano del litorale nord è in attesa di non si sa quale autorizzazione…
Nessuno ragiona (ufficialmente) su soluzioni integrate delle APU 2 e 3.L’Amministrazione vagheggia , al contrario, l’apertura di nuovi fronti. Il passaggio di ulteriori aree agricole ad aree edificabili.
Un nuovo Piano Regolatore. Forse senza rendersi pienamente conto dei tempi e delle energie che un Piano regolatore necessariamente comportano.
E in questa prospettiva è stato avviato un ciclo di incontri della Commissione consiliare urbanistica. Incontri riservati ai partiti e finalizzati ad una loro condivisione attorno alle motivazioni ed agli obiettivi del nuovo Piano.
In questo che è stato chiamato con eccessiva enfasi “percorso di costruzione” del PRG ho avuto nuove conferme circa i reali interessi dell’amministrazione e sulla conseguante concezione dell’urbanistica per Falconara.
Nella prima riunione, alla quale ho partecipato come spettatore muto a fianco del consigliere della lista civile Loris Calcina, sono rimasto colpito dal secco e sicuro commento del Sindaco Brandoni di fronte ad una carta che rappresentava i vincoli presenti sul nostro territorio (idrogeologici, ambientali, legati a rischi incidentali, …). Da quella carta di per se impressionante, il Sindaco non ha dedotto, come mi sarei aspettato, che viviamo in un territorio fragile ed in crisi ambientale, con la conseguente urgenza di un pronto risanamento. No. Il Sindaco si è rammaricato della scarsità delle aree libere da vincoli – e quindi potenzialmente edificabili – come se i vincoli venissero a limitare un diritto, quello all’edificazione, che è proprio di chi si ritiene legittimo padrone assolto sul destino del territorio comunale.Un atteggiamento, quello mostrato da Brandoni, che è peraltro assai frequente nella classe politica che tende sempre a valutare la cosa pubblica – il territorio, le risorse economiche, i beni – come un proprietà esclusiva e disponibile giustificata dal mandato elettorale.Se siamo sostanzialmente avvezzi a vedere una politica che travisa spesso il senso della rappresentanza e si dimentica di dover rendere conto nel mentre governa dei motivi del proprio operare, siamo però inclini a credere che almeno a livello tecnico si tenga fede ad una deontologia professionale che limiti gli eccessi, che tenga fermi principi, valori e modi di fare che tutelano il cittadino e i bene comune. Siamo ancora convinti, ad esempio, che un progettista debba fondare le proprie proposte sulla valutazione dei trend demografici, su analisi qualitative che assicurano la salvaguardia dei valori identitari del territorio, su accurati studi funzionali ed organizzativi del territorio finalizzati al massimo vantaggio pubblico, in termini sociali, ambientali, economici.
Siamo convinti che debba esserci una “idea” da cui germoglia il progetto di Piano e che questa idea nasca da una conoscenza profonda della situazione locale e delle prospettive generali entro cui si colloca i nostro territorio
D’altra parte la concretezza della conoscenza dell’esistente è essenziale per evitare che l’idea di progetto finisca per essere estranea ed estemporanea rispetto alla realtà del contesto, tramutandosi in qualcosa di strampalato, di irrealizzabile e perfino di pericoloso.
L’amministrazione Carletti, ad esempio, aveva senza dubbio delle idee – nessuno può dire il contrario – ma erano idee strampalate, fuori scala, prive di un adeguato supporto tecnico-conoscitivo, ed infatti l’urbanistica di Carletti è naufragata per questo motivo.
Nel caso dell’Amministrazione Brandoni invece ci troviamo davanti alla totale assenza di idee. L’apporto tecnico disciplinare si fa assente.
Volontario e muto esecutore delle voglie della politica.
Ma non possiamo non chiederci: come si può costruire un Piano senza idee? Evidentemente, non è possibile.
Eppure nel 3° incontro della commissione urbanistica ho assistito all’incredibile tentativo da parte dei tecnici comunali di spiegare come si possa costruire un Piano regolatore senza avere idee o motivazioni. O meglio, attendendo che queste vengano fornite dalla politica, al di fuori di un serio percorso analisi-progetto.
I tecnici hanno pensato bene, non avendo argomenti per iniziare un discorso, di partire dalla fine.
E’ stata quindi presa a riferimento la metodologia di valutazione dei progetti – la tanto vituperata VAS (quella che è stata palesemente disattesa nella Variante di Montedomini) per offrire la parvenza di un percorso possibile.
Essendo la VAS una modalità di giudizio sulla qualità ambientale di una scelta di progetto nel territorio, si sono presi i parametri che definiscono il grado di “bontà” di un progetto e “a ritroso” si è tentato di delineare un progetto. In astratto, in teoria… un progetto-tipo virtuale, una scatola vuota di senso.
In questo modo il “come” deve essere un progetto si sostituisce al “perchè” lo si debba fare, alle finalità oggettive che, così facendo, divengono del tutto secondarie.
Il tentativo di scavalcare in modo così risoluto la motivazione del Piano – che invece non può non esistere – non è che la implicita manifestazione che il motivo reale è un cattivo motivo, come tale “non proponibile” apertamente.
In sintesi quindi Brandoni pensa ad un PRG a prescindere da reali motivazioni, ovvero con motivazioni tali da non poter essere dette perchè distanti dalla missione pubblica della pianificazione. Un PRG che non guarda ai problemi del territorio ma soltanto alle aree ancora edificabili sulle quali perpetuare lo scambio soldi per cemento, già avviato con la Variante di Castelferretti.
Così si può capire il senso e la portata di quella mia affermazione per la quale Brandoni pensa ad una Variante geneale al PRG come ad una grande “fiera mercato delle aree edificabili”. Se ne può valutare la verosimiglianza.
Non so se tutte le persone che fanno parte dell’Amministrazione Brandoni condividano il suo modo di vedere e trattare il nostro territorio come merce di scambio.
Non so quanti, tra chi in cuor suo ha dubbi su questo modo di fare, si renda conto della reale gravità della questione e delle conseguenze che potranno generarsi.
Posso solo sperare che nel cuore dei falconaresi, a prescindere dalle idee politiche, prevalga l’amore per la loro terra e il buon senso di chi nell’agire pensa soprattutto a chi verrò dopo di noi.
per la Lista Civile CiC: Arch. Carlo BRUNELLI