IL SINDACO BRANDONI TENTA DI FARE CASSA CHIEDENDO LA RIAPERTURA DELLA DISCARICA DELLE SALINE!

 Il centro di trattamento dei rifiuti o la discarica localizzati nel sito delle Saline sarebbe una follia!

A meno di 500 metri c’è il quartiere Tesoro in cui sta partendo il Piano di edilizia popolare che attendeva da anni, l’Area di Falconara è ad Elevato Rischio Ambientale e non può far riaprire una discarica andata ad esaurimento e ancora non completamente bonificata.

Inoltre la massa dei mezzi pesanti in entrata e uscita strangoleranno i falconaresi con una morsa aggiuntiva di inquinanti.

E’ vero: la Provincia di Ancona è in gravissimo ed inaccettabile ritardo rispetto al centro di trattamento dei rifiuti della Baraccola e rispetto alla discarica del Bacino 1 e se le cose non cambieranno al più presto tutti i Comuni saranno penalizzati nei costi da sostenere per il conferimento dei rifiuti.

Tutti i Comuni dovrebbero sbattere i pugni per la insostenibile situazione determinata dalla Provincia!

Ma il Sindaco di Falconara non può fare il furbo e tentare di farsi pagare per la riapertura della discarica delle Saline perché se da una parte le casse dell’Amministrazione avranno una boccata di sollievo ciò avverrà dispensando mefitiche boccate di aria malsana ai cittadini falconaresi!

Una parte della soluzione, però, il Sindaco Brandoni ce l’avrebbe:

ha avviato, come pure i Comuni confinanti, la raccolta differenziata e dunque sarebbe opportuno sedersi attorno ad un tavolo ed insieme a quei Comuni localizzare un adeguato capannone in area industriale – il più isolata possibile – per organizzare il compostaggio della frazione umida dei rifiuti.

Si eviterebbe il trasporto in altri siti (forse addirittura fuori regione!) e non si aggraverebbero i costi per l’Amministrazione e i cittadini.

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile Cittadini in Comune – Falconara Marittima)

VERTENZA API: SE SI ELUDE UN PROGETTO FUTURO FORTEMENTE ORIENTATO VERSO LE FONTI RINNOVABILI, PERDEREMO TUTTI!

Come è noto, più volte abbiamo sostenuto che la questione occupazionale posta dal piano industriale di API raffineria deve essere affrontata non solo in forma difensiva (occupazione e sicurezza) ma anche propositiva.

Secondo Cittadini in Comune oggi i Sindacati ed i Lavoratori devono rimettere al centro dell’azione la propria capacità di progettare la trasformazione futura perché se ci si affiderà alle sole convenienze della proprietà, tra due anni, ci si ritroverà in una situazione simile a quella odierna.

Di fronte alla “bradicardia politica” di  Regione Marche e Provincia di Ancona e al cieco opportunismo del Comune di Falconara va avviata una “inedita” alleanza progettuale con i cittadini: che cosa potremmo chiedere di fare in questo territorio alla Holding API?

Ci auguriamo che uno scossone al torpore progettuale e ad una politica miope possa derivare anche dalla recente Direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea la quale punta a realizzare entro il 2020, i tre necessari obiettivi comunitari già individuati:

Per fare questo ad ogni Stato viene assegnato un obbiettivo da raggiungere entro il 2020: all”Italia è stato assegnato di raggiungere la quota del 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto all’energia consumata finale.

Un “paletto” comunitario che dovrebbe condizionare anche lo sviluppo e la ricerca industriale dato che, rispetto al 2005, l’Italia dovrà più che triplicare la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale di energia: da 5,2% a 17% !

Inoltre la Direttiva europea impone al Governo italiano di impegnare anche ogni Regione al raggiungimento di obbiettivi regionali di produzione di energia rinnovabile rispetto a quella consumata per elettricità, trasporti, riscaldamento e raffrescamento.

Conseguentemente quelle Regioni che si troveranno al di sotto degli obbiettivi stabiliti dovranno adeguare il propri Piani Energetici.

Se prendiamo in considerazione la parte della produzione elettrica, sicuramente essa sarà uno dei settori in cui si dovrà dare un fortissimo impulso all’uso delle fonti rinnovabili ed è molto probabile che anche le Marche dovranno adeguare il proprio PEAR anche sotto tale profilo!

In sostanza si presenterà LA FORMIDABILE POSSIBILITA’ DI RILANCIARE CON ANCORA PIU’ FORZA LA VOCAZIONE VERSO LE FONTI RINNOVABILI DEL PEAR.

Ciò perché, nonostante i progressi nella implementazione della produzione elettrica da fonti rinnovabili, l’Italia rimane ancora indietro rispetto al resto d’Europa.

Si guardi a tale proposito il grafico di fonte GSE riguardo agli obbiettivi da raggiungere entro il 2010 dai vari paesi europei in base alla Direttiva 2001/77/CE del 27/9/2001 sulla “Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità“.

Rapporto tra la produzione elettrica da fonti rinnovabili (normalizzata) e la produzione elettrica totale nel 2007 e quella prevista al 2010 in base agli obbiettivi indicati dalla direttiva 77 del 2001, disaggregati per Paese 

Se poi il dato viene disaggregato su base regionale (sempre fonte GSE), possiamo notare che le Marche – rispetto alla scadenza del 2010 – sono soltanto al 7,1% di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rispetto a quella consumata, contro un obbiettivo del 22% … la terza parte!

rapporto tra il valore della produzione da fonti rinnovabili e il consumo interno lordo per ogni regione. In rosso è stato evidenziato il valore del target del 22%, fissato per l’Italia dalla direttiva 2001/77/CE

Raffrontando il precedente grafico del GSE con i dati della “situazione del comparto elettrico al 2015 tenuto conto degli investimenti previsti dal PEAR” (fonte Regione Marche) emerge che se al 2015 il fabbisogno di energia elettrica sarà di 10.267 GWh, essere in grado di produrne il 22% con fonti rinnovabili significherebbe passare dai previsti 757 a 2.250 GWe e, inoltre, significherebbe quasi pareggiare consumi e produzione di energia elettrica!

PEAR Marche previsione al 2015 

Dunque ci sarebbe molto da lavorare e da creare per raggiungere questi obbiettivi e proprio su questo aspetto, su quello che Gianni Silvestrini (Direttore scientifico del Kyoto Club) definisce la “PRODUZIONE DI TECNOLOGIE si evidenziano le potenzialità, occupazionali e di ricerca nel settore delle energie rinnovabili sul quale o ci si inserisce subito o si rimarrà tagliati fuori.

Ci sono tutte le condizioni per creare una forte filiera industriale in cui anche API Nòva Energia potrebbe inserirsi con competenza al fianco delle imprese marchigiane che già lo fanno con altrettanta competenza!

Ma, citando ancora Gianni Silvestrini a proposito del fotovoltaico, è necessario che “le politiche governative devono essere commisurate alla creazione di una forte presenza nazionale in questo settore strategico. Occorre cioè creare nel corso del prossimo decennio un’industria solare competitiva sui mercati internazionali. La politica della domanda interna deve essere funzionale a questo obiettivo. Lavorare per un ampio mercato interno senza creare le condizioni per un’incisiva produzione italiana sarebbe una scelta miope e perdente. Per raggiungere questo fine occorre quindi una decisa azione di Governo e va sollecitato l’impegno delle imprese italiane, a iniziare dall’Eni che ha mantenuto nel fotovoltaico una presenza di basso profilo, scelta assolutamente incomprensibile nella nuova fase di crescita tumultuosa del mercato.”

Dunque, si ritorna all’inizio: con un PEAR che ha posto seriamente le basi ed ha avviato una politica energetica innovativa mirata alle fonti rinnovabili e che dovrà essere potenziato in questa direzione, la politica della Regione Marche deve essere decisamente consequenziale, direzionata per favorire e promuovere la attuazione delle potenzialità industriali che ne scaturiscono e che hanno poco tempo per essere colte.

E’ qui che Sindacati, Lavoratori e cittadini devono e possono intervenire insieme e decisamente!

Il più presto possibile!

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile Cittadini in Comune  – Falconara M.ma)

VERTENZA API: la Famiglia Brachetti Peretti si disimpegnerà progressivamente dalla raffinazione del petrolio? Urge un progetto sulle fonti rinnovabili come quello concordato in Calabria!

Data la situazione petrolifera internazionale e nazionale (costante innalzamento dei costi e riduzione dei consumi) verosimilmente la famiglia Brachetti Peretti, per il sito di Falconara Marittima, potrebbe decidere di disimpegnarsi dalla raffinazione del petrolio, commercializzare i prodotti finiti ma continuando ad investire sulle condizionanti e sempre più costose fonti fossili (metano).

L’attuale Piano industriale API per il sito di Falconara Marittima rivela le reali intenzioni della proprietà: investimenti soltanto in grado di garantire alti profitti per l’azienda ma a bassissima intensità occupazionale! E’ questa la sintesi del progetto delle centrali termoelettriche per la produzione di energia elettrica (max 20/25 occupati a fronte dei 140 esuberi annunciati!)  e del cosiddetto “rigassificatore” offshore.

Che le centrali termoelettriche proposte da API non siano la soluzione all’attuale vertenza lo hanno chiaramente detto anche le Rappresentanze Sindacali dei Lavoratori, la Regione Marche e la Provincia di Ancona (non il Comune di Falconara!).

Il Presidente di API Nòva Energia – Ferdinando Brachetti Peretti – sa dove andare tanto che ha dichiarato più volte che il 75% degli investimenti del gruppo è rivolto alle fonti rinnovabili!

Infatti entro la fine del 2009 il Governo dovrà definire il “burden sharing” chiesto dalla Direttiva 2001/77/CE, cioè l’attribuzione ad ogni Regione di uno specifico obbiettivo di energia verde da raggiungere.  Per il solo comparto dell’elettricità questo significherà che le Regioni che non lo hanno raggiunto già nel 2010 dovranno coprire il 22% dei propri consumi mediante elettricità prodotta esclusivamente attraverso fonti rinnovabili!

Oggi la Regione Marche è soltanto al 7,1% e questo significa che c’è di fronte alle imprese marchigiane un intero settore da sviluppare in termini di filiera: dalla produzione del silicio al pannello fotovoltaico, alla realizzazione dell’impianto, alla ricerca ed innovazione necessaria per il miglioramento dei rendimenti! Lo stesso dicasi per il settore eolico.

La Società API saprebbe fare bene anche questo ed ha concordato di farlo in Calabria con la cui Giunta Regionale ha stipulato un Accordo per investire 500 Milioni di Euro!

Perché non nella nostra Regione o nella nostra Provincia?

E’ chiaro che in tutto questo entra in gioco la politica a livello regionale e provinciale poiché, in primo luogo, per chiarire definitivamente che la strada da intraprendere è quella delle energie rinnovabili come stabilito dal PEAR, va rivisto il Protocollo di Intesa che la Regione Marche stipulò con API raffineria a Giugno del 2003.

Un Protocollo da ripulire da ambiguità quali “polo energetico ambientalmente avanzato” e da emendare con certezze come “polo per la progettazione e la produzione di energia dalle fonti rinnovabili“, il quale permetterebbe alla Società API di avviarsi anche verso l’idrogeno come energia da produrre dall’utilizzo delle rinnovabili!

…  leggi tutto l’articolo

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile Cittadini in Comune – Falconara Marittima)

GESTIONE CICLO DEI RIFIUTI: IL COMUNE DI FALCONARA SI “DIMETTE” DAL PROTOCOLLO DI INTESA FIRMATO CON ANCONA ED OSIMO

camQuello che segue è l’intervento della Lista Civile nel Consiglio comunale di Falconara del 13/10/2009 contro l’Atto di Indirizzo dell’Amministrazione Brandoni.

Apparentemente questo nuovo atto di indirizzo è coerente con quando affermò l’Assessore Mondaini il 20/1/2009, e cioè che per “prendere una scelta consapevole l’Amministrazione doveva avere la possibilità di confrontare più opportunità”! In realtà l’Atto di indirizzo proposto oggi sarebbe coerente solo se il percorso avviato da questo Consiglio il  20/1/2009 con l’approvazione del Protocollo di intesa fra i Comuni di Ancona, Osimo e Falconara Marittima per la gestione del ciclo dei rifiuti avesse sortito risultati negativi o talmente vaghi da richiedere e giustificare la sua abiura.

Ma così non è, poiché  al Consiglio comunale e/o alla Commissione consiliare competente non è stato mai comunicato che il percorso avviato con il Protocollo di intesa si è arenato. Infatti ieri (12/10/2009), in Commissione, l’Assessore Mondaini non ha riferito alcun problema ostativo riguardo a quanto convenuto con il Protocollo di intesa approvato da questo Consiglio e dai Consigli comunali di Ancona e Osimo … L’unico problema addotto sembra essere stato il rallentamento dovuto alle note e complesse vicende  – anche elettorali – del Comune di Ancona.

A Cittadini in Comune questa non sembra essere una motivazione sufficiente per sfilarsi alla chetichella dal Protocollo di intesa sottoscritto con i Sindaci di Ancona ed Osimo! Perché è questo che propone oggi l’Amministrazione comunale falconarese nel punto 6 del deliberato dell’atto di indirizzo: si comunica ad Ancona ed Osimo la decisione sulle nuove strategie intraprese dal Comune di Falconara Marittima, una decisione presa con questa modalità che assomiglia molto ad una lettera di dimissioni, nella totale solitudine e mancanza di confronto, anzi chiudendo unilateralmente il confronto aperto con i Comuni di Ancona e Osimo!

Perché diciamo che il Comune di Falconara si dimette dal Protocollo di Intesa? Perché è l’Assessore stesso che ci ha detto che incontri ci sono stati, che il percorso previsto dal protocollo di intesa è iniziato. Per cui ci chiediamo: perché le presunte difficoltà dell’Amministrazione comunale di Falconara a proseguire con il Protocollo di intesa non sono state mai comunicate direttamente ai Comuni di Osimo ed Ancona durante gli incontri … Perché di questa presunta difficoltà a portare avanti gli impegni del Protocollo di intesa non è stato mai informato il Consiglio comunale o la Commissione consiliare preposta? Perché non è stato fatto un percorso in Commissione ed in Consiglio come con la problematica Fiera/area leader Quadrilatero?

Questo atto proposto oggi è fin troppo chiaro poiché laddove si scrive che “è opportuno sospendere anche formalmente l’attuazione della precedente deliberazione n° 4″  – cioè il Protocollo di intesa – in realtà si scrive la parola FINE al Protocollo con i Comuni di Ancona ed Osimo, si scrive la parola FINE al progetto per la fusione fra i rami aziendali relativi alla gestione del ciclo dei rifiuti delle società CAM, ASTEA, AnconaAmbiente per costituire una nuova società a capitale interamente pubblico ed idonea ad ottenere affidamenti in house e quindi a proporsi quale interlocutore privilegiato della costituenda Autorità d’Ambito!
Converrete, colleghi consiglieri, che se per l’Amministrazione comunale di Falconara l’obbiettivo fosse quello di acquisire tutte le informazioni necessarie ad esperire altre opportunità non c’è nessuna necessità che l’Amministrazione comunale di Falconara sospenda/stracci il Protocollo di intesa del gennaio scorso! Potrebbe ugualmente acquisire tutte le informazioni necessarie … e riteniamo che già lo stia facendo! La differenza non da poco è che per quello che già fa l’Amministrazione chiede, DOPO, il consenso del Consiglio comunale ma tenendolo all’oscuro delle informazioni e dei contatti che sta acquisendo così come ne tiene all’oscuro i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali.
Cittadini in Comune ha espresso parere favorevole al percorso tracciato dal Protocollo di intesa del 20/1/2009 e, oggi, non ci piace affatto questo Atto di indirizzo che lo contraddice e, concretamente, lo annulla. Pertanto proponiamo che questo Consiglio comunale – allo stesso modo di come è stato fatto per la problematica della Fiera/area leader Quadrilatero di Castelferretti – voti un documento concordato tra tutti i capigruppo da inviare ai Sindaci ed ai Consigli comunali di Ancona ed Osimo affinché diano compimento agli impegni sottoscritti con il Protocollo di Intesa e, qualora non fosse possibile, motivarne le ragioni ai rispettivi Consigli comunali, ai lavoratori ed alle loro rappresentanze sindacali!
Cittadini in Comune chiede ai capigruppo di esprimersi su questa proposta.

La proposta non è stata accolta.

Loris Calcina (capogruppo Lista Civile Cittadini in Comune – Falconara Marittima)

Solidarietà non parolaia ai lavoratori Api!

La Lista Civile CITTADINI in COMUNE c’è!

Il Piano industriale dell’Azienda API raffineria, se è quello che conosciamo soltanto attraverso le pagine dei quotidiani, è odioso e inaccettabile poiché scarica responsabilità direttive e strategiche sui lavoratori e sul rapporto lavoratori/territorio/cittadini!

Dobbiamo respingere insieme questo doppio ricatto ed oggi ci si presenta l’ultima possibilità dopo quella fallita in occasione del rinnovo della concessione del 2003.
I Sindacalisti di allora ricorderanno certamente l’incontro in raffineria con i rappresentanti dei comitati falconaresi: proponemmo una alleanza per un progetto che, a fronte del rinnovo della concessione, impostasse un piano industriale regionale indirizzato verso lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (allora l’API investiva già sull’eolico in Sicilia e Puglia!)

Non ci riuscimmo.
Oggi non ci interessa individuare il perché di quel fallimento collettivo.
Ma oggi TUTTI dobbiamo riconoscere che abbiamo perso sei anni.

Il Protocollo di Intesa che API e Regione Marche hanno stipulato è fallito mentre altre Regioni come la Calabria (a Marzo del 2009) sono riuscite a costruire con API Nòva Energia  un Protocollo di Intesa che implementa un progetto da 500 Milioni di Euro incentrato su tutta la filiera fotovoltaica ed eolica, sulla produzione di idrogeno da utilizzare come fuel per la produzione di energia, sulla ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. L’ACCORDO REGIONE CALABRIA API NOVA ENERGIA

Se abbiamo chiaro questo, abbiamo anche l’ago della bussola impostato verso la giusta direzione.
Ecco perché crediamo che oggi la Vostra vertenza è la vertenza di tutti i falconaresi e di tutta la Regione Marche.

E’ dunque necessario che la città scenda in campo a sostegno dei lavoratori ma senza cedere a ricatti di sorta.
L’azienda la deve smettere di strumentalizzare la vita dei suoi stessi dipendenti per far passare una riconversione del settore della raffinazione con la riduzione della sicurezza e delle manutenzioni, poiché è questo che significa la riduzione del personale.

La connessione che furbescamente l’Azienda suggerisce con la pretesa di costruire nuove centrali termoelettriche è vantaggiosa solo per  la proprietà e non compensa lontanamente la drastica diminuzione dell’occupazione paventata nel settore raffinazione.

Se l’Azienda API si ostina a connettere raffinazione con produzione di energia elettrica allora dobbiamo con forza ricordare alla proprietà le parole di uno di loro, Ferdinando Brachetti Peretti “I tempi sono maturi per un salto del processo di innovazione: i tre quarti dei nostri investimenti nei prossimi sei anni saranno puntati sulle fonti rinnovabili: spenderemo tre miliardi di euro per ampliare il nostro portafoglio nel campo del sole, del vento e delle biomasse (greenreport.it – 03/11/2008)

I Lavoratori, i cittadini e le loro associazioni e comitati, Falconara Marittima devono pretendere una parte di quegli investimenti e di quel futuro occupazionale e di qualità ambientale e sanitaria per tutti!

Chiediamo un confronto pubblico, qui a Falconara, tra i vertici dell’azienda, i lavoratori ed i cittadini sul futuro dello stabilimento

Loris Calcina (capogruppo consiliare Lista Civile CITTADINI in COMUNE)

CENTRALI TERMOELETTRICHE API: REGIONE MARCHE, SINDACO DI FALCONARA E AD di API raffineria

Quale energia? Comunicato stampa

Regione MarcheFinalmente un altro Assessore che affianca Amagliani nella difesa delle scelte energetiche e ambientali della Regione Marche.

Condividiamo le affermazioni dell’Assessore all’Energia Badiali che ribadendo la decisione della Regione Marche di “puntare su rinnovabili e risparmio energetico, creando occupazione, riducendo le emissioni e quindi migliorando l’ambiente” afferma un modello di sviluppo in cui la piccola e media impresa marchigiana è all’avanguardia e pronta a contribuire ai benefici occupazionali, ambientali e sanitari.

Ci piacerebbe ascoltare anche le parole dell’Assessore alla Sanità della Regione – Almerino Mezzolani  – che, per intervenire, ha argomentazioni pesanti messe in luce dai primi risultati della Indagine Epidemiologica sulla popolazione. Non dimentichiamo che è stato accertato dall’Istituto Nazionale Tumori e dell’ARPA Marche il dato statisticamente significativo di tumori del sistema emolinfopoietico “nel sottogruppo di soggetti (uomini e donne) che per più di 10 anni hanno svolto occupazioni che verosimilmente hanno determinato una maggiore presenza presso le loro residenze” vicine alla raffineria API, mentre necessita di una massa maggiore di cittadini indagati la conferma più estesa di ciò che qualitativamente, purtroppo, è un rischio accertato.

Sindaco BrandoniHa detto di “monitorare con attenzione lo sviluppo degli eventi legati all’iter autorizzatorio delle nuove centrali mio dovere e preciso compito in qualità di primo cittadino“.

Ma monitora per che cosa?

Per il denaro che dovrebbe arrivare dalla Convenzione stipulata con i Brachetti Peretti e rimanere saldo sulla poltrona che ora traballa!

Il Sindaco di Falconara Marittima mica è preoccupato per la pesante e certa criticità emersa dal punto di vista sanitario della popolazione!

Un Sindaco che come Brandoni ha come priorità l’incasso di denaro quanto meno dovrebbe essere sollevato dalla Prefettura come tutore della salute pubblica in riferimento ad una industria insalubre come l’API poiché in palese conflitto di interessi!

API raffineria

In realtà è API Nòva Energia che ha una posizione ideologica sul sito di Falconara Marittima tanto da precludere alle proprie maestranze le certe possibilità occupazionali e tecniche nel settore delle energie rinnovabili, scegliendo, al contrario, la precarietà delle fonti fossili e l’esposizione dei lavoratori ai rischi elevati connessi a quei processi produttivi.

Una parte dei marchigiani ha ben capito che la Dirigenza API è quanto mai determinata a devastare  Falconara riservandole il peggio della produzione elettrica. Forse Cogliati si appella alla riconoscenza di quelle enclave o feudi in cui i Brachetti Peretti realizzano le centrali fotovoltaiche (Pollenza) tentando di spacciarsi come incompresi benefattori.

L’AD Cogliati non perde occasione per minacciare con argomentazioni infondate.

Dice Cogliati: “i marchigiani capiranno l’importanza di realizzare le centrali quando l’energia, che ora compriamo da altre regioni, sarà più cara“.

Parlare di pareggio elettrico a livello regionale è un po’ come parlare di pareggio sulla produzione di cibo a livello regionale.

In Italia – ma neanche nella singola Regione – non si riesce a produrre una quantità di alimenti di diverso genere sufficienti per la sua popolazione. Lo stesso vale per l’energia nel senso che ci sono delle motivazioni di carattere economico che non obbligano a produrre tutta l’energia necessaria a livello locale, soprattutto quando si parla di grandi impianti.

D’altra parte la benzina che raffina l’API si vende solo nelle Marche? E le Regioni verso cui si trasporta la benzina raffinata da API la pagano di più? CERTO CHE NO!

Allora va fatta chiarezza: la presenza di grandi impianti di produzione elettrica in una determinata località può determinare una riduzione dei costi solo per le imprese, ma a patto che esse partecipino alla realizzazione delle grandi centrali termoelettriche, garantiscono l’assorbimento di grosse quantità di energia elettrica prodotta e quindi possono avere dei costi inferiori rispetto a quelli ottenibili dal mercato libero.

Cosa che ovviamente non possono fare i singoli utenti!

Non dica bugie sugli utenti residenziali poiché per i singoli cittadini, il vincolo è semplicemente legato al mercato libero nel senso che, come avviene in questo momento, abbiamo a disposizione una serie di offerte da parte dei nuovi gestori dell’energia elettrica e abbiamo la possibilità di scegliere il nostro fornitore preferito che ci fa un prezzo minore… Ma questo fornitore che fa il prezzo migliore può stare anche dall’altra parte dell’Italia, poiché il sistema di dispacciamento di energia elettrica nella rete fa si che io posso acquistare energia elettrica prodotta da un impianto in Sicilia quando poi l’energia elettrica reale che mi viene consegnata a domicilio viene in realtà prodotta da una altra centrale.

In sostanza il mercato dell’energia elettrica è un mercato che non è legato alla presenza fisica di una centrale termoelettrica in un determinato luogo.

Ecco perché il modo migliore per non disperdere elettricità ed evitare le speculazioni dei grandi produttori producendo e consumendo elettricità sul posto (eolico – fotovoltaico – piccolissima biomassa) è la soluzione ottimale per i cittadini!

Loris Calcina

<< Pagina PrecedentePagina Successiva >>